Un programma semplice, ma abbastanza ambizioso quello che è stato presentato a Dakar, con l’aiuto della Banca di sviluppo africana (Bad). L’idea è di prendere una vasta quantità di energia solare direttamente dalle aree desertiche, per poi trasformarla e ottenere corrente elettrica. Del resto perché non iniziare a sfruttare le vaste zone del deserto africano, nel tentativo di aiutare i residenti? Per farlo, sono stati sbloccati più di 9,6 miliardi di euro, destinati proprio alle energie rinnovabili e ai relativi lavori ritenuti necessari per portare avanti tale obiettivo.
Il progetto vuole andare a coinvolgere attivamente ben 11 paesi africani; nello specifico ci si concentra su quelle località che sorgono nei pressi della Grande Muraglia Verde. La capacità produttiva stimata è di 10 mila megawatt, da destinare a quasi 250 milioni di persone non connesse, su un totale di 400 milioni che risiedono nella zona estesa del Sahara.
Un deserto energetico: quali sono gli 11 paesi coinvolti
L’energia che viene erogata nel deserto, sarà usata per i consumi domestici, le attività agricole, quelle industriali e di pastorizia. Nello specifico saranno Burkina Faso, Eritrea, Etiopia, Niger, Gibuti, Mali, Mauritania, Nigeria, Senegal, Ciad e Sudan a far parte del programma energetico.
Il presidente del gruppo Bad, Akinwumi Adesina, ha annunciato che mai come ora si ha la possibilità concreta di rispettare la responsabilità in materia di clima e ambiente. Con il finanziamento climatico, ormai triplicato, si potrà poi raggiungere il 40% del budget entro il 2020. Tra i numerosi donatori, che hanno già confermato la propria partecipazione al progetto, spuntano anche l’Agenzia internazionale di energia rinnovabile (Irena), l’Agenzia di sviluppo francese e molti altri partner che giungono dal settore privato.
Si comincia dal Senegal: in arrivo due nuove centrali
Il programma sarà lanciato con i primi lavori che sono stati pensati in Senegal, dove saranno costruite due centrali nuove, rispettivamente a Bokhol e Malicounda. Il loro operato, permetterà di rifornire la popolazione con energia sostenibile. Non mancheranno poi altri interventi tecnici per integrare il solare nella rete domestica, oltre ad assicurare lo stoccaggio e la creazione di scuole di formazione, per poter sviluppare competenze nel settore.
In base alle ultime stime fatte dalla Banca Mondiale, che sono state diffuse lo scorso mese, il cambiamento climatico che agisce nelle tre regioni più densamente popolate al mondo, tra cui figura anche l’Africa subsahariana, potrebbe causare, entro il 2050, migrazioni interne di 143 milioni di persone.