«La sicurezza delle centrali non è il motivo principale per essere contro il nucleare» . Vincenzo Balzani, docente di Chimica all’Università di Bologna, è tra gli scienziati italiani più citati al mondo. Sta collaborando all’ultimo «Quaderno sull’energia» di «Italia nostra» e due anni fa ha scritto «Energia per l’astronave Terra» , vincitore del premio Galileo 2009 per la divulgazione scientifica. Professore, con gli incidenti nei rettori del Giappone si sono risvegliate antiche paure: in Italia andrà avanti il piano nucleare? «Il nucleare è una scelta che non si fa divisi. Ci sono problemi enormi da affrontare. Pensiamo alla gestione delle scorie radioattive, in particolare quelle che rimangono pericolose per decine di migliaia di anni. È un problema di sicurezza anche più grave. E ancora senza soluzione» . Perché si parla poco di scorie? «Perché forse non tutti sanno che gli Stati Uniti hanno cercato di costruire un deposito per queste scorie sotto una montagna del Nevada. Dopo 30 anni di lavoro e una spesa enorme, quel progetto è stato abbandonato» .
E i rifiuti che fine fanno? «Vengono collocati in contenitori sui piazzali delle centrali, in attesa che il problema venga affrontato in modi nuovi. Nel conto finale dell’energia nucleare bisogna anche includere gli elevatissimi costi economici, sociali e politici richiesti dalla necessità di sorvegliare queste scorie radioattive per un tempo praticamente infinito. È giusto lasciare una simile eredità alle prossime generazioni?» . Gli incidenti a Fukushima impongono però anche una valutazione sulla sicurezza delle centrali. «Ci dicono che sono sicure, ma non c’è garanzia. Possono sempre capitare imprevisti. La sicurezza si basa su simulazioni che non hanno confronti nella realtà, se non quando capitano incidenti. La certezza al cento per cento è impossibile da garantire» . In Giappone hanno subito allontanato la popolazione. Non è la dimostrazione che gli attuali protocolli di sicurezza sono adeguati? «Mi sembra un altro esempio della miopia con cui si parla di nucleare. Centinaia di migliaia di persone evacuate: torneranno a casa tranquille? Vivranno bene in futuro? Al di là degli effetti sanitari, bisogna considerare gli enormi danni psicologici sulla popolazione» . Il nucleare non potrebbe risolvere il deficit energetico italiano? «Diciamolo chiaramente: in regime di libero mercato il nucleare non è concorrenziale. O ci mette soldi lo Stato, o non si può fare. In Italia si vorrebbero introdurre garanzie su prezzi e consumi che sono un’alterazione del mercato. Non ci saranno bollette leggere» . L’Italia sarebbe però più indipendente. «In caso di incidenti molto meno gravi di quello attuale, le centrali possono restare chiuse per precauzione, ispezioni o riparazioni anche per anni. Significa che non c’è più sicurezza energetica per il Paese» . Cosa pensa del confronto politico sul tema? «Dico una sola cosa: una scelta così importante come quella sul nucleare si fa tutti insieme, con grandissima maggioranza. Non può essere un tema su cui al primo cambio di governo si torna indietro» . Il nucleare non potrebbe aiutare i Paesi in via di sviluppo? «Aumenterebbe le disuguaglianze. Chi costruirà le centrali in Africa? La Francia o la Russia. Sarebbe un nuovo colonialismo. Chi ha in mano l’energia ha in mano il Paese. Il dovere dell’Occidente è proporre tecnologie più facili da insegnare, come quelle sull’energia solare, per affrontare i problemi del pianeta».