La ragione per cui l’energia nucleare non può contribuire alla indipendenza energetica del nostro Paese non è legata al piccolo numero di centrali, ma all’incontrovertibile fatto che l’Italia non ha uranio, che dovrebbe quindi importare.
Il nucleare non è compatibile col libero mercato; infatti si costruiscono nuove centrali praticamente solo nei Paesi ad economia pianificata come Cina, Russia ed India, dove lo Stato si accolla gran parte dei costi.
Il tentativo del rilancio del nucleare in Europa da parte della ditta francese AREVA con la costruzione in Finlandia di un reattore del tipo di quelli che si vorrebbero installare in Italia sta naufragando: il contratto prevedeva la consegna del reattore nel settembre 2009 al costo di 3 miliardi di €: ad oggi, i lavori sono in ritardo di 3,5 anni ed il costo è aumentato di 1,7 miliardi; ma non è finita, perché nel novembre scorso le autorità per la sicurezza nucleare di Finlandia, Francia ed Inghilterra hanno chiesto drastiche modifiche nei sistemi di controllo del reattore, cosa che da una parte causerà ulteriori ritardi e dall’altra conferma che il problema della sicurezza non è risolto.
Due problemi rendono molto difficile se non impossibile la costruzione di centrali mucleari nei paesi a libero mercato. Il primo è in che modo e con quali costi si provvederà della messa in sicurezza delle scorie ad alta radioattività, pericolose per centinaia di migliaia di anni, problema che non è stato risolto neppure negli Stati Uniti. Il secondo è chi si deve assumere l’onere dello smantellamento delle centrali al termine del loro funzionamento, problema che ad esempio in Gran Bretagna si è stabilito di rimandare di 100 anni dopo la chiusura.
Quanto agli Stati Uniti, McCain aveva nel suo programma la costruzione di 54 nuove centrali nucleari, mentre oggi con Obama non è stata autorizzata la costruzione neppure di una centrale.
Infine, se l’energia nucleare è il toccasana per risolvere i problemi energetici, qualcuno dovrebbe spiegare la notizia data da Le Monde il 17 novembre scorso: pur avendo 58 reattori nucleari, la Francia attualmente importa energia elettrica.