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Lettera aperta ai candidati alla carica di Governatore nelle Elezioni Regionali

15 marzo 2010

Perché l’Italia
non deve tornare al nucleare
e deve invece sviluppare le energie rinnovabili

Lettera Aperta
ai candidati alla carica di Governatore nelle Elezioni Regionali

Siamo un gruppo di docenti e ricercatori di Università e Centri di ricerca. In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura scientifica internazionale, abbiamo già da tempo sentito il dovere di esprimere la nostra opinione sul problema energetico con l’appello riportato sul sito: www.energiaperilfuturo.it. Poiché le Regioni sono direttamente coinvolte nelle scelte di politica energetica, in occasione delle ormai prossime elezioni vogliamo illustrare anche a voi, candidati Governatori, i motivi per i quali riteniamo che il ritorno dell’Italia al nucleare sia una scelta strategicamente sbagliata e ogni sforzo debba invece essere concentrato sullo sviluppo delle energie rinnovabili.
Una corretta politica energetica deve basarsi anzitutto sulla riduzione dei consumi mediante l’eliminazione degli sprechi e l’aumento dell’efficienza energetica, poi sullo sviluppo dell’energia solare e delle altre energie rinnovabili. Le Regioni italiane possono e devono giocare un ruolo importante, anche perché la direttiva europea 28/2009 obbliga l’Italia, entro il 2020, a ridurre i consumi, ridurre le emissioni di CO2 e a coprire il 17% dei consumi finali con energie rinnovabili. E’ un percorso virtuoso, nel quale non c’è spazio per il nucleare.
Mentre i costi delle energie rinnovabili scenderanno certamente nei prossimi 10 anni, i costi del nucleare sono per loro natura non ben definiti e destinati ad aumentare, tanto che probabilmente la costruzione delle centrali, se mai inizierà, dovrà essere molto probabilmente sospesa perché fra dieci anni il nucleare non sarà più economicamente conveniente.
In molti paesi d’Europa, Germania in testa, è in atto una silenziosa rivoluzione basata su una filiera che parte dalle attività di ricerca nelle Università, negli enti pubblici e nelle aziende e si estende alla produzione di materiali, alla sperimentazione di impianti su larga scala e all’installazione diffusa di impianti domestici. L’idea di un abbattimento sostanziale delle emissioni di CO2 e di una forte indipendenza energetica sta, in quei paesi, uscendo dalla dimensione del sogno utopico e entrando in quella di un concreto fattore di sviluppo che traina l’economia e produce posti di lavoro. L’enorme ulteriore vantaggio di una scelta in favore delle energie rinnovabili sta nel fatto che un euro di investimento oggi può cominciare a produrre energia e a contribuire all’indipendenza energetica in pochi mesi. Nel caso del nucleare, invece gli enormi investimenti di oggi porteranno a produrre nuova energia nel migliore dei casi tra dieci o quindici anni.
Una politica rivolta allo sfruttamento delle potenzialità del solare e delle altre fonti rinnovabili e alla riduzione razionale dei consumi sarà un motore importante per una nuova fase di sviluppo nel nostro paese.
Nel documento allegato vengono esaminati in dettaglio i motivi per un no al nucleare. Nel chiedervi di aderire all’appello sulle scelte energetiche pubblicato sul sito www.energiaperilfuturo.it che è già stato firmato da più di 2000 docenti e ricercatori e da oltre 8000 cittadini, siamo a vostra disposizione per discutere il problema energetico in modo più approfondito nelle sedi opportune.

Intervista di Gianni Santucci a Vincenzo Balzani, Corriere delle Sera del 14 marzo 2011

«La sicurezza delle centrali non è il motivo principale per essere contro il nucleare» . Vincenzo Balzani, docente di Chimica all’Università di Bologna, è tra gli scienziati italiani più citati al mondo. Sta collaborando all’ultimo «Quaderno sull’energia» di «Italia nostra» e due anni fa ha scritto «Energia per l’astronave Terra» , vincitore del premio Galileo 2009 per la divulgazione scientifica. Professore, con gli incidenti nei rettori del Giappone si sono risvegliate antiche paure: in Italia andrà avanti il piano nucleare? «Il nucleare è una scelta che non si fa divisi. Ci sono problemi enormi da affrontare. Pensiamo alla gestione delle scorie radioattive, in particolare quelle che rimangono pericolose per decine di migliaia di anni. È un problema di sicurezza anche più grave. E ancora senza soluzione» . Perché si parla poco di scorie? «Perché forse non tutti sanno che gli Stati Uniti hanno cercato di costruire un deposito per queste scorie sotto una montagna del Nevada. Dopo 30 anni di lavoro e una spesa enorme, quel progetto è stato abbandonato» .

Articolo pubblicato su “La Stampa”

Egregio direttore,

mi ha lasciato parecchio amaro in bocca l’intervista che il 3 Marzo 2011 il Prof. Umberto Veronesi, uno tra i più illustri scienziati italiani,  ha concesso a “La Stampa” sulle questioni legate alla reintroduzione del nucleare in Italia. Veronesi è un oncologo ed è tra i pochi scienziati che, in un paese che conosce poco e poco ama la scienza, ha il  privilegio di potersi rivolgere direttamente all’opinione pubblica. Proprio per questo ha anche una responsabilità grande. Il senso di frustrazione che ho provato leggendo l’intervista deriva, più che dalle cose dette dall’intervistato che fanno parte di una ben orchestrata e ben visibile campagna in favore della reintroduzione del nucleare avviatasi da qualche tempo in Italia, dalle cose sottaciute. Vorrei evitare, anche per ragioni di brevità, di avanzare i miei dubbi su diverse affermazioni avanzate dal prof. Veronesi nella sua intervista e limitarmi ad elencare alcune delle cose non dette.

“Trecentocinquanta” di Giorgio Nebbia

Gli eventi di questo 2010 confermano l’esistenza di mutamenti climatici
dovuti al riscaldamento planetario. Devastanti alluvioni nell’Europa
centrale; più a Oriente, nell’estate una eccezionale siccità ha provocato
incendi di boschi e di giacimenti di torba in Russia; ancora più a Oriente,
alluvioni nell’Asia meridionale e in Cina, per non parlare di questo
autunno. Piogge intense, alluvioni e siccità si sono già verificati nei
decenni e secoli passati, ma mai su una scala così vasta e con così grande
frequenza, proprio come le previsioni avevano indicato.

Il fenomeno del riscaldamento globale si può schematizzare come dovuto all’aumento
della concentrazione dell’anidride carbonica nell’atmosfera; di conseguenza
aumenta la frazione del calore solare che resta “intrappolata” dentro l’atmosfera,
ciò che fa aumentare la temperatura media della superficie terrestre nel suo
complesso. Ne derivano cambiamenti nella circolazione delle acque oceaniche
e nell’intensità e localizzazione delle piogge sui continenti. Bastano
relativamente piccole variazioni per far aumentare le piogge in alcune zone
della Terra o per rendere aride altre zone. Pochi numeri aiutano a
comprendere tali fenomeni; per tutto l’Ottocento e per la prima parte del
Novecento l’atmosfera conteneva circa 2200 miliardi di tonnellate di
anidride carbonica, corrispondenti ad una concentrazione di circa 280 ppm
(parti in volume di anidride carbonica per milione di parti dei gas totali
dell’atmosfera).

Mission

Uno dei problemi più delicati e più difficili che il nostro Paese ha oggi di fronte è quello dell’energia, collegato alla crisi climatica che minaccia gravemente l’intero pianeta. Le decisioni che verranno prese a questo riguardo condizioneranno non solo la nostra vita, ma ancor più quella dei nostri figli e dei nostri nipoti. Per prendere decisioni sagge su un tema così complesso è necessaria una stretta collaborazione fra scienza e politica, con forte coinvolgimento dell’opinione pubblica. Per questo ci siamo rivolti al Governo con successivi appelli leggibili in questo sito.

Affinché il dialogo sulle scelte energetiche avvenga in modo pubblico, trasparente, autorevole e continuativo, crediamo che il Governo debba promuovere, prima di assumere decisioni irreversibili, una sede di consultazione permanente tra scienziati e politici: una task force di alto profilo, con l’eventuale partecipazione di esperti internazionali, per un confronto al di sopra della discrezionalità, dell’opportunismo, e degli interessi delle lobby.